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LA PRIMA PIETRA (2020)

Niente è indistruttibile, neppure la pietra. Ma questa rozza colonna non è qui per durare nel tempo. È qui per farci pensare all’energia della natura.

Nel mondo, come a Gorzegno e in tutta l’Alta Langa, di pietra sono fatte le case, le strade, gli anfiteatri, le grandi muraglie, i ponti… tutte opere dell’uomo, destinate a crollare. Eppure anche le rovine parlano, raccontano storie, mentre le pietre restano mute e inerti finché una mano le sbozza per dar loro una forma coerente, un uso pratico o un significato simbolico.

Per questo il “Nàsc – Museo delle Pietre parlanti”, nasce con questa prima opera: un menhir che emerge dalla conca di Gorzegno e si protende verso il cielo, come un pilastro che sorregge una volta invisibile nella quale si celano tutti i sogni, le speranze, le illusioni, i desideri, le paure, le ambizioni degli esseri umani.

Accanto al pilastro sta un albero, altro simbolo cosmico che unisce il mondo sotterraneo a quello celeste. Espressione della vita che si rinnova incessantemente, stagione dopo stagione, l’albero dona al mondo le sue gemme preziose che poi diventeranno foglie, fiori e frutti.

Una gemma sta esattamente al centro del nostro monolite, all’altezza del suo cuore, per ricordare che ogni opera umana dev’essere creata nel rispetto della natura e guidata da sentimenti di solidarietà fra tutti i popoli, nel perseguimento di una ideale fraternità universale.

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